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mercoledì 2 dicembre 2015

Giuditta Aresi | La cover del quotidiano.

Il martedi è la giornata dell’inferno , non ho un attimo libero e sono fuori casa 18 ore manco fossi un metalmeccanico.
Che brutta cosa l’università.
Sebbene non abbia neanche il tempo di mangiare , bere o respirare , riesco a ricavarmi sempre 32 secondi per entrare su Instagram (l’eldorado se segui Kim Kardashian e una condanna se segui Lapo Elkann) e per trovare qualcosa di stimolante .
E così un po’ per caso , un po’ per aver cercato #cosefighe , ho trovato Giuditta.


La colazione di Giuditta è variabile come l’orientamento politico di Giovanni Lindo Ferretti , si va dallo yogurt al caffè macchiato passando per un estathè al limone.
G. è bergamasca ed è del 1989 , lo stesso anno della caduta del muro , lo stesso della prima coppa Uefa del Napoli , e tre anni dopo il drammatico scioglimento dei Culture Club
Finiti gli studi classici si trasferisce a Como , dove lavora come assistente di un arredatore d’interni , e successivamente a Milano , dove studia illustrazione editoriale alla Bauer.

Giuditta è autodidatta e crea semplicemente guardandosi intorno , leggendo una rivista, masticando delle gomme o semplicemente stando su Instagram.
I lavori di G. sono meravigliosi perché non lontani da noi , attuali e squisitamente intesi.
Ci torna alla memoria quella “bellezza da supermercato” tanto venerata dai più grandi artisti della PopArt  ( vi ricordate le minestre di Andy Warhol ,eh?).




Mi piace pensare al mio stile come "ignorante" proprio per questo, non ho basi né tecniche né teoriche quindi dipingo e disegno quello che mi piace come penso sia bello.


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