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lunedì 11 gennaio 2016

Simona Pastore | Il mito del colore.

All’asilo ho sempre provato uno strano sentimento verso tutti quei bambini che sapessero fare qualcosa.
Anni dopo ho capito che non era odio , non astio o disprezzo , si trattava banalmente di pura e sana invidia.
Io non ero bravo in nulla , gli altri invece : il calcio , il rugby ,  la pallacanestro,  il piano , la danza .
In particolar modo riservavo il lato più cattivo di me a tutti quei nanerottoli che sapessero disegnare ; li odiavo  perché riuscivano ,senza problemi ,a disegnare anche il cervo che sta sopra la Palazzina di Caccia di Stupinigi e fare bella figura con la maestra mentre io restavo fermo alle casette, con i tetti spioventi.
Probabilmente ho vissuto un’infanzia strana ma francamente non mi riusciva niente (20 anni dopo eccoci qua: non me la cavo comunque in nulla) , preferivo vedere i Digimon e passare i pomeriggi a sfogliare gli atlanti autostradali di mio padre.
Ad esempio, se fossimo stati insieme all’asilo ,avrei odiato  a morte la bravissima Simona Pastore e di sicuro le avrei rubato la merenda.



Simona ha 21 anni , è di Salerno ma studia a Milano e la mattina non è per nulla clemente con lei  tanto da costringerla a fare colazione con un caffè preso alle macchinette , la domenica ,però, ci dice che ama svegliarsi presto per preparare pancakes e bere della spremuta .
Accompagnata dall’inseparabile noia , tipica di noi ragazzi della provincia , S. trascorre l’adolescenza tra blocchi da disegno, pennarelli , acquarelli e le aule del Liceo Artistico della sua città.
Diplomata e con la valigia di cartone, Simona sceglie di trasferirsi a Milano inseguendo il sogno milanese ovvero : diventare belli , famosi , ricchi.
( Bravi no perché lo si è già).

“Come molti cresciuti in provincia ho dovuto trovare degli escamotage per sfuggire alla noia. Tra questi ci sono stati la musica, molto cinema e soprattutto infiniti blocchi da disegno. Sicuramente avere un negozio di belle arti sotto casa ha aiutato parecchio.”



S. disegna praticamente da sempre e ci racconta che già all’asilo si divertiva con i colori .
2 anni fa però la svolta: Simona inizia a condividere i suoi lavori sui social , in particolare su Instagram , con lo pseudonimo di Similasti.
Passo dopo passo , progetto dopo progetto ,Similasti diventa un alter ego digitale ben strutturato , con uno stile definito , colorato e soprattutto inconfondibile.
Attualmente Simona sta lavorando per commissioni ma ci confida che non ama pianificare e che è meglio prendere la vita un po’ naif.

“Per ora sogno le attività più svariate: mi piacerebbe pubblicare una graphic novel, visitare il Canada, curare l'immagine di una gelateria e molto altro ancora.”



Seguire i lavori di Similasti non è solo divertente e bello ma è soprattutto interessante ; l’artista si muove per progetti che porta avanti con determinazione e inventiva.
Basta consultare i social per trovare spettacoli come i #30artday  #30songs , progetti in cui Simona sfida se stessa e si presuppone come obiettivo quello di illustrare 30 canzoni o di riproporre capolavori artistici rivistati in chiave Similasti.
Di un altro spessore sono i progetti Myth ed Olympos , i miei preferiti.
Simona ci sottolinea che i due sono due entità separate .
Myth  è un modo personalissimo per raccontare le strambe vicende delle divinità , i loro vizi e le loro attitudini .
Olympos ,invece, è percorso più concettuale ed astratto : S. tenta di far emergere i valori , le passioni e i dolori dei protagonisti della mitologia classica , utilizzando solo ed esclusivamente grosse e vivacissime chiazze di colori.

“Personalmente mi incanto leggendo di Zeus, Afrodite, Ade e via dicendo. Trovo che il mito sia l'espressione delle più antiche emozioni provate dal genere umano. Credo che tutt'oggi esercita un fascino primitivo che ci tocca in prima persona.”



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